Riga n.
Alberto Arbasino
Lucetta Frisa
Otto movimenti

1
Da qualche parte c’è grandezza
la cerco fuori dall’alfabeto c’era negli atomi
mi sono detta quando ero lì sul divano
guardare le figure del cielo in un libro pensando
al Big Bang e noi siamo qui in questo cielo notturno
dopo celebrazioni e sepolture volendo
qualcosa d’altro ancora e chiamando un atomo dentro di noi
una luna padre e madre
siamo
nell’emisfero australe con la Piccola Nube di Magellano
o nell’emisfero Nord
dimmi 
in quale fibra nervosa siamo
il creato è un attimo di concentrazione
 poi ho voltato pagina.

2
Ero lì sul divano a mezzanotte ero sulla spiaggia
a mezzogiorno non c’era nessuno o ero ubriaca con te e
guardavamo la schiuma spalancarsi sulla sabbia
i pensieri tutti caduti in un cratere
trafitture di bianco
forse la compassione è leggerezza l’Eden le stanze di cinabro
se quando il dolore è cielo la palpebra lo raccoglie tutto allora
io ti stringo le mani
 e mi basta.
 
3
Siano qui e ho messo il dito su qualche puntino bianco
che segnava la galassia nel blu della pagina e dimmi
questa forza unica che si scinde continuamente e
l’idrogeno e l’elio in qualche punto del corpo i nessi
e in questa poesia
vorrei che fossero parole sempre più aperte lo sai
che per me scrivere non è solo scrivere
ma suoni freddi e caldi e la percezione dei colori
un intontimento
e quello che c’è o ci potrebbe essere
 cercando di dirlo.

4
C’era grandezza in tutto questo e ci sarà
ancora bisogna solo strappare e
strappare
i nervi si svegliano e si addormentano asimmetrici
eravamo là a guardare quella schiuma
i suoi giochi
un cenno di tramontana a pelo d’acqua
l’ora meridiana l’ora notturna portate a riva
un unico tremore
 e il tic del tuo sopracciglio.

5
Pensavo ai nomi
progetti di sogni
nomi del nostro corpo
quanto durano i nomi
il loro viaggio
 qui non c’è resurrezione
ci siamo detti
non moriremo
fino a quando ci faremo carezze
ci chiameremo per nome

6
Guardavo le anatre da bambina ricordo
di averle incantate con una ninna nanna
tu ridi ma è stato così ora che mi ricordo
dopo millenni
perché oggi guardavamo le anatre insieme
galleggiare
ci venivano incontro
e poi d’un tratto viravano secondo gli impulsi dell’acqua
— cos’era successo? —
e mi è sembrato di essere più giovane
o vecchissima allo stesso tempo.

7
In quel biancore di luce giravo gli occhi e
nell’orlo inferiore dell’orbita mentre appoggiavo la testa
sulla tua spalla, c’è un punto esatto tra sguardo e materia
c’è come una deriva ti chiedo se la schiuma
è essenza o nulla se la schiuma
è la nostra grandezza quella che resta
dopo lunghi sguardi stanchissimi, quel capriccio
della natura che siamo noi quando nel buio
di una stanza o nel chiaro inebriante di una spiaggia
qualcosa ci attraversa.
 
8
Se al culmine del giorno o della notte
ci cogliesse una preghiera se il corpo, a certe ore,
si allontana,
se è vero questo, se scrivere è
rovesciare l’occhio indietro allora
 visioni
esploderebbero nello stomaco nell’orecchio
forse ci sarebbe letizia
vigilando il mondo nel punto del suo letargo
vigilando in preghiera
 nel vuoto
forse
grandezza ci sarebbe.
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