Maurizio Cattelan è uno degli artisti italiani oggi più noti, e in generale uno dei più noti tra gli artisti che operano a livello di musei e collezioni internazionali. La sua fama mondiale si accompagna quasi sempre a polemiche, discussioni e dibattiti, come ha mostrato l’ultima opera installata in Italia, la scultura che ritrae la mano e il dito levato davanti alla Borsa di Milano. Per questo per molti il suo appare prima di tutto come un fenomeno di costume, nell’onda anche dei discorsi diffusi sull’arte e sul sistema globalizzato, la mediatizzazione e la spettacolarizzazione, guidate come sembra a molti dall’economia e dalle strategie di comunicazione e di marketing. Cattelan ha trovato una strategia e una posizione perfetta dentro questi discorsi e questo sistema comunicativo, e ciò è, con ogni probabilità, uno dei motivi del suo successo. Mentre questo aspetto alimenta dei discorsi un spesso ripetitivi e poco incisivi, quello artistico-estetico riguardante la sua opera ormai più che trentennale ha trovato poche occasioni di approfondimento. Questo volume di Riga vuole trattare l’opera di Maurizio Cattelan come il lavoro di un artista significativo, importante, sotto la prospettiva dell’arte stessa, e vuole cogliere i nessi che legano la sua opera alla storia in generale e al contesto in cui egli ha operato a partire dagli anni Ottanta e Novanta.
Il volume si apre con due interventi di scrittori: l’anagramma fulminante di Stefano Bartezzaghi e il racconto di Alessandra Sarchi, scrittrice e studiosa di storia dell’arte; cui seguono due tra le più importanti interviste tra le molte rilasciate dall’artista: la conversazione con Hans Ulrich Obrist e quella con Andrea Bellini. Segue una selezione di testi già editi in lingua italiane straniere tratti da cataloghi e pubblicazioni apparse in questi ultimi anni; si tratta di interventi e saggi scritti da autori che hanno saputo cogliere degli aspetti inconsueti, di prima mano, dell’opera dell’artista, restituendoci così la sua figura complessiva. Hervé Gauville recensisce una mostra al Consortium di Digione del 1995; Laura Hoptman e Amy Fusselman intervengono a proposito della famosa mostra al Moma di New York del 1998 incentrata sulla maschera di Picasso, mentre Barbara Vanderlinden sull’opera presentata a “Manifesta” sempre nel 1998. Il semiologo Paolo Fabbri si sgancia dall’occasione singola di un’esposizione, o della installazione di un’opera specifica, per affrontare la figura dell’artista più in generale, mentre Marco Belpoliti, in occasione della esposizione al Guggenheim, che ha consacrato l’opera di Cattelan, ha proposto una lettura politica dell’opera in rapporto al ventennio berlusconiano. Massimiliano Gioni, l’interprete più presente di Cattelan, nonché sovente il suo alterego in diverse situazioni, affronta la questione dell’annuncio della fine dell’attività dell’artista. A queste prime due sezioni del volume segue quella più ampia degli studi nuovi scritti appositamente per questa pubblicazione. Si tratta degli interventi d’interpreti che si sono già esercitati sull’artista, Catherine Grenier, studiosa francese, che ha realizzato un importante libro-intervista con l’artista, e scritto più testi su di lui, ha voluto pubblicare un nuovo saggio per questa pubblicazione occasione; Emanuela De Cecco, riprendendo le letture precedenti dell’opera di Cattelan, ricostruisce il contesto critico entro cui è stata recepito il suo lavoro. Gli altri testi, del tutto nuovi, riprendono la figura e l’opera di Cattelan nei modi più diversi, da angolature disparate, ma soprattutto con piglio nuovo, con strumenti e intenti decisamente aggiornati. Così l’ampio ’intervento di Alberto Abruzzese, sociologo dei processi culturali; l’interessante studio sul “Torno subito” di Riccardo Venturi, storico dell’arte e saggista; la lettura dell’opera “Him” di Andrea Mecacci, studioso di estetica; Pietro Rigolo illumina la relazione epistolare tra Cattelan e Harald Szeeman e ci fa capire come lavora l’artista nell’intallazione delle sue opere; il filosofo Igor Pelgreffi situa l’opera di Cattelan all’interno delle categorie del “postmoderno” e del “post-esistenziale”; Silvia Bottani, critica d’arte, mette in luce l’aspetto sottrattivo dell’intera opera realizzata sino ad ora; lo studioso di iconologia Claudio Franzoni mostra alcuni riferimenti visivi delle opere della cosiddetta “sospensione”; Andrea Cortellesa mette invece in luce italianità di Cattelan; Bianca Trevisan sviluppa l’idea di differenza; infine Elio Grazioli cerca di illuminare quello che ha definito l’enigma-Cattelan. Nella ultima parte del volume l’intervento artistico di Gianluca Codeghini, uno degli artisti italiani che appartengono alla medesima generazione e che con Maurizio Cattelan ha collaborato negli anni Novanta. Chiude il numero un’intervista inedita realizzata appositamente in questa occasione curata da Elio Grazioli, Bianca Trevisan e Marco Belpoliti.
Possiamo dire che questo libro a più mani contestualizza le problematiche che hanno segnato il dibattito artistico ed estetico recente, dalla caricatura al monumento, dalla critica istituzionale al postmoderno, non senza, di nuovo, delle analisi legate a singole opere e occasioni. Ne risulata un quadro completo e insieme originale, visto che Cattelan non ha mai avuto una pubblicazione simile in Italia o all’estero, nonostante la sua fama e notorietà: un volume di studio piuttosto che d’intervento giornalistico o pubblicistico. La collaborazione dell’Archivio Cattelan e dell’artista stesso garantiscono infine la disponibilità di un apparato iconografico adeguato, tra i migliori oggi a disposizione per chi vuole studiare e capire il lavoro trentennale di un artista così noto e insieme così complesso nella sua semplicità.