Perché Gianni Celati? Non solo perché è uno dei maggiori narratori italiani viventi, non solo perché vive appartato in Inghilterra, non solo perché ha scritto in tempi diversi, nell’arco di trentacinque anni, libri significativi ed importanti, ma perché è lo scrittore più letterario che vi sia oggi in Italia e al tempo stesso colui che più ne mette in discussione il mito e mostra i limiti della letteratura stessa. Celati aspira, come è stato detto, a una forma di vita che è al di là della letteratura e cerca di farlo attraverso la parola, il racconto, il saggio, la conversazione, la conferenza e lo studio, ovvero con mezzi che appaiono a lui stesso limitati e incompleti, eppure a cui non rinuncia mai.
Mentre ci sono in circolazione tanti scrittori-professori, Celati ci appare uno scrittore-studente, secondo l’etimo attribuito a questa parola «studente»: «colui che si agita». Scrittore antielitario, non ha mai abbracciato l’idea della letteratura come intrattenimento. Nemico giurato della cosiddetta «letteratura industriale», che domina i nostri anni recenti, schiavi del successo e del marketing culturale, Celati sa farsi leggere dai lettori comuni come dai lettori più raffinati; entrambi intendono molto bene il messaggio contenuto nei suoi libri, sia nei racconti come nei saggi, nelle traduzioni come nei romanzi: la ricerca di una forma di vita che sfugga alla gabbia del presente, all’inscatolamento dei prodotti-in-serie di cui la letteratura è divenuta parte consistente.
Raccontare storie per dare sollievo, come scriveva negli anni Ottanta, alla vigilia della pubblicazione di Narratori delle Pianure, un libro di svolta per molti, oltre che per Celati stesso.
Questo volume di «Riga», omaggio per il suo settantesimo compleanno, caduto due anni fa, vuole rendere conto del suo intero percorso attraverso una copiosa serie di testi inediti, tra cui la riscrittura di Comiche, realizzata nel 1972, subito dopo la sua pubblicazione, un percorso autobiografico composto dall’autore stesso, scandito da conversazioni realizzate con amici, traduttori e critici, pezzi di viaggio (nel Sud dell’Italia, a Nairobi), racconti, saggi e studi (su Giacometti, sul comico, sulla fotografia italiana, sul narrare, su Wim Wenders). Aprono il volume testi di scrittori (Arminio, Benati, Cavazzoni), segue la raccolta di alcune delle recensioni dei suoi libri apparse nel corso degli anni, opera di critici e scrittori come Calvino, Gramigna, Ghirri, Scabia, Giuliani, Starnone, Marcoaldi… Il volume comprende una scelta di fotografie inedite di Celati, commentate da didascalie dettate da Celati stesso. Una serie di studiosi di diverse generazioni ha scritto per questo volume alcuni saggi nuovi dedicati all’opera di Celati. Completano il volume gli interventi di due fotografe, Roberta Sironi e Marina Ballo Charmet, dedicati a temi assai vicini all’opera di Celati: l’abitare provvisorio e il paesaggio urbano.