Perché Brancusi? Perché Costantin Brancusi è certamente uno degli artisti più famosi del XX secolo e tuttavia sia la sua figura di uomo e di scultore sia la sua opera sono per molti versi ancora troppo poco noti. Allo stesso modo che Duchamps, Giacometti, Picasso, a ciascuno dei quali «Riga» ha dedicato un numero, Brancusi è spesso visto sotto angoli visuali molto parziali, ridotto a questo o a quello schema concettuale o a una serie di immagini di comodo. All’opposto, il lavoro di «Riga» è quello di mostrare tutta la ricchezza dell’artista rumeno, come di altri artisti del ‘900, al di là della loro leggenda, dei sentito dire o delle schematizzazioni.
Allievo di Rodin e Marcié, amico di artisti come Modigliani, Satie, Duchamp, Costantin Brancusi ha trascorso gran parte della sua esistenza parigina chiuso nel proprio studio. A Parigi era giunto a piedi, all’inizio del secolo, dopo l’apprendistato e gli studi in Romania. Famoso per la sua intransigenza, per il carattere burbero, ma anche per la sua socievolezza e simpatia, una volta chiarita la franchezza del rapporto, ha concentrato la sua attenzione su persone e opere singolari, a un tempo antiche e modernissime.
Segnato dalla tensione all’astrazione progressiva delle forme, secondo sequenze di continuo raffinamento e stilizzazione che hanno proceduto di pari passo con il culto della perfezione nella lavorazione dei materiali, come della precisione della forma, Brancusi ha inventato e sperimentato molto. Mentre rendeva essenziale la forma della testa - bambino, Musa o altri che fosse - l’assimilava a quella della figura archetipica dell’uovo, «inizio del mondo»; così i suoi animali - uccelli, foche, tartarughe - assumevano via via le forme primarie dell’essere, fino a raggiungere una perfezione ineguagliabile, a comprendere in se stesse la stiticità dell’antico e del remoto, ma anche la mobilità del moderno e del contemporaneo. Nello stesso tempo, l’artista rumeno moltiplicava il gioco dei piedestalli, dei riflessi, delle posizioni, degli assembramenti, come nessuno aveva fatto prima di lui, tanto da influenzare gli artisti e i movimenti successivi.
La sua opera, che rappresenta un «tutto» indivisibile, si è legata indissolubilmente al luogo dove ha vissuto, l’atelier che ha voluto lasciare in eredità al governo francese, affinché fosse restituita l’integrità di uno spazio insieme artistico e mentale, «qualcosa» che aveva, come sottolineano i suoi studiosi, un significato d’insieme, quasi che lo spazio del suo lavoro con gli oggetti, le sculture, i bozzetti, le fotografie, i mobili, le stufe, i materiali, fosse il centro stesso dell’opera: luogo dell’opera e luogo della vita. E ancora, Brancusi fotografa di continuo i suoi lavori, in modo originale e con grande determinazione; le fotografie delle sue opere le voleva fare solo lui, per marcare l’assolutezza, non solo delle forme, ma anche della loro visione. Per lui fotografare era un’arte. Ma di che arte si tratta? È solo uno degli innumerevoli interrogativi che suscita l’opera di questo artista.